Immobiliare e retail. Per sostenere il commercio è necessario diminuire i prezzi degli immobili

Un campo di gioco dove la partita si è fatta via via sempre più dura e si gioca su diversi livelli, non solo per la battuta d’arresto dei consumi (in calo del 4% il non food nei primi 8 mesi dell’anno secondo i dati Confimprese Lab-Nielsen), ma anche perché i retailer, soggetti alla logica finanziaria che caratterizza il mondo immobiliare, sono schiacciati da costi di affitto e spese di gestione non più sostenibili, a cui si aggiungono incrementi di costi del personale per far fronte alle aperture domenicali e festive, opportunità irrinunciabile perché proprio nel week end si concentra buona parte del fatturato.

immobili e retail

In quest’ottica si inquadra lo studio realizzato da Scenari Immobiliari per Confimprese, che individua la relazione tra commercio e qualità urbana, analizzando la situazione attuale dei 14 principali capoluoghi della penisola: offerta, domanda, andamento delle quotazioni.

«La crisi dei consumi – spiega Mario Resca, presidente Confimprese – evidenzia come il commercio sia in grado di determinare il livello qualitativo delle città. Il mercato immobiliare risente pesantemente del calo di volume delle vendite e della contrazione dei flussi di cassa: la redditività è diminuita e la situazione patrimoniale ha subito un deprezzamento. Per la maggior parte dei retailer gli ultimi dodici mesi sono stati caratterizzati da una revisione dei contratti di locazione, alla ricerca di condizioni più vantaggiose. Ritengo che per uscire dalle secche della crisi bisognerebbe fare meglio e di più specialmente nelle piazze importanti.

Dalla ricerca emerge che a Milano i prezzi medi di vendita sono diminuiti del 2,9% e i canoni di locazione si sono contratti del 7,3%, decisamente meno della media nazionale (rispettivamente dell’-1,4% e -1,3%); a Roma stessa situazione per i prezzi di vendita, mentre i canoni di locazione si sono contrat ti dell’8,1%.

www.confimprese.it