Gli investitori scoprono la prudenza, ma anche la specializzazione.

Gli investitori scoprono la prudenza, ma anche la specializzazione.

📅27 Febbraio 2012, 17:04

La congiuntura che stiamo attraversando porta i professionisti dell’immobiliare commerciale a frenare il loro ritmo di sviluppo. E’ normale, è logico. Ma, secondo il mensile Sites commerciaux, questo ritmo però è anche frutto di un atteggiamento caratterizzato dal proverbio italiano “Chi va piano, va sano e va lontano”.

Questo comporta l’abbandono dei progetti annegati nella massa, ma il ricorso all’analisi scrupolosa di uno per uno, senza grandi voli in avanti e preferendo, eventualmente, la ripetizione del “buon” programma sperimentato. Come fenomeno generale gli operatori si ricentrano più che mai sul portafoglio delle strutture esistenti per valorizzare anzitutto il loro patrimonio tramite l’ampliamento e/o la ristrutturazione-rinnovamento.

Questo spiega perché all’ultimo Mapic di Cannes, il salone francese dell’immobiliare commerciale, sono stati presentati solo due tipi di progetti: le grandi operazioni, che, oltre a essere molto sofisticate, sono state ben meditate e giudicate lontane dal rischio (come sono quelle,per esempio, che abbinano commercio ed entertainment), e quelle più modeste, di taglia “umana”, che permettono alle insegne di ampliare la loro rete in provincia, nel centro città o in periferia.

A proposito del primo tipo è da ricordare lo spagnolo Puerto Venecia nei pressi di Saragozza, una specie di grande oasi californiana che propone un centro commerciale, un retail park, un bacino per surf, caffè, locali notturni ecc., il canadese GrandPrixOne di Montreal, che si articola attorno a un circuito automobilistico, e a Dubai Festival City che gemella il commerciale allo spettacolo.

A questo tipo di centri commerciali si stanno dedicando soprattutto i paesi di sviluppo recente, come la Russia e la Turchia. Ed è importante inoltre sottolineare il fatto che alcuni investitori europei continuano a credere allo sviluppo, nonostante la crisi e la fuga delle banche, quasi a ribellarsi alla tendenza che la crisi finanziaria condizioni quella economica. E trovano giustificazioni a questo atteggiamento niente affatto estemporanee. Si pensi all’Italia, di cui Ludovic Castillo, direttore di Altaréa Italia, afferma: ”L’Italia dispone ancora di un bel patrimonio industriale e può essere orgogliosa che le sue famiglie siano poco indebitate. Checché se ne dica, i fondamentali economici di questo Paese non hanno nulla di allarmante”. E infatti Altaréa sta sviluppando Ponte Parodi, l’aspetto commerciale del grande progetto di riconversione del porto di Genova, un complesso di shopping ed entertainment dall’immenso tetto-giardino, la cui apertura è programmata nel 2015.

In Europa sempre Altaréa sta acquistando centri commerciali attempati tedeschi e turchi per modernizzarli e riposizionarli soprattutto nel loro core business, ma liberandoli, dove è possibile e conveniente, dei multiplex e dei bowling, più difficili da riconvertire in caso di un loro fallimento.  Vi sono perfino investitori, come ResolutionProperties, che si stanno specializzando nella rivalorizzazione dei centri commerciali esistenti, rifiutando decisamente le realizzazioni ex novo.

Non solo, ma molti, come ritiene Carrefour Property Espagne per esempio, sottolineano il fatto che molti siti di proprietà di catene distributive (nella fattispecie, Carrefour) dispongono di un parcheggio così ampio e in superficie che per loro è una vera e propria manna in funzione di un ulteriore sviluppo: non devono acquistare altre aree per l’ampliamento (si creano, eventualmente, parcheggi sotterranei) o non sono obbligati a imbarcarsi in autorizzazioni di difficile ottenimento. In questi casi l’investimento risulta chiaramente minimale.  Altre imprese si specializzano, invece, sul secondo tipo di progetti, quelli più “umani”.

La danese KatenEedge, filiale di Klépierre, per esempio, si sta specializzando nella valorizzazione dei centro città e sta realizzando il prolungamento della strada principale commerciale pedonale di Odensee inserendovi realizzazioni innovatrici come la “power room”, una specie di piccolo grande magazzino per donne di 70 mq circa che accoglie un salone e una quindicina di stand occupati da marche.

Oppure l’inglese Land Properties che sta realizzando, per tre centri commerciali vecchi di quarant’anni, una nuova ulteriore grande galleria commerciale tutta in vetro da affiancare loro, non riscaldata e senza aria condizionata, che conferisce ad essi un’aria di centro città; l’ipermercato viene decisamente eliminato e viene introdotto un nuovo concetto di sala cinematografica, dove i clienti possono assistere alla proiezione seduti ai tavolini, con di fronte un buon bicchiere di vino, ma anche ascoltare un’opera in diretta sullo schermo.

Nella situazione attuale comunque la principale difficoltà è quella di poter investire immediatamente e quindi di avere accesso al credito in tempi velocissimi, in modo da avere un ritorno sull’investimento a tempi molto brevi. Purtroppo, vista l’attuale ritrosia delle banche a concedere investimenti, solo gli operatori più solidi (soprattutto quelli che hanno filiali con buon cash flow) se lo possono permettere.
(fonte infocommercio)


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