Bonaveri, società leader nella produzione di manichini di lusso, chiude il 2013 con una crescita del 10%.
Secondo i dati approvati dalla società di Renazzo di Cento (Ferrara), i ricavi hanno segnato un +9,34% (rispetto al 31 dicembre 2012) attestandosi a 17,1 milioni di euro.
A crescere sono stati soprattutto i mercati internazionali, in primis Europa e Usa, che complessivamente valgono il 70% delle vendite. Ottima anche la performance del mercato italiano che resta comunque importante per la presenza dei grandi marchi della moda, fa sapere Andrea Bonaveri, presidente dell’azienda.
“I ricavi da vendite dirette – si legge nella nota – che rappresentano il 50% del business, hanno registrato una crescita del 23% Complessivamente l’estero vale l’83% delle vendite, dove l’Europa rappresenta il 50%, gli stati Uniti il 27% e il Far East il 15%.”
La crescita presenta anche importanti ricadute occupazionali: solo nel 2013 l’azienda è passata da 64 a 85 dipendenti impiegati nella sede produttiva di Renazzo di Cento (erano 50 nel 2006).
Risultati che consentono all’azienda di programmare l’apertura del proprio primo showroom milanese, in uno spazio di 1000 metri quadri in via Morimondo 23 che verrà inaugurato nel maggio 2014.
Il trend positivo è confermato anche dalle previsioni di crescita per il 2014, che trova nel lancio della nuova collezione, Aloof, un ulteriore stimolo a consolidare la posizione dominante nel mercato del manichino di alta gamma.
La linea Aloof, destinata ad aggiungere ancora una volta una nota di glamour e femminilità nelle vetrine delle maison di moda, è realizzata in collaborazione con Emma Davidge che ha riletto e interpretato quelle figure caratterizzate da arti e dita particolarmente allungate, pose esagerate, espressioni dei visi essenziali e una pronunciata inclinazione del collo.
A queste silhouettes ha poi donato la femminilità e dolcezza degli atteggiamenti tipiche dell’estetica degli anni ’50, delle modelle che sfilavano negli atelier dell’epoca e del lavoro di alcuni grandi fotografi come Cecil Beaton e Richard Avedon.