Il digitale cambia la progettazione degli spazi, creando nuove forme di immersività esperienziale e relazionale. Per il design applicato è una grande sfida da cogliere, partendo dal retail, al centro dei processi di trasformazioni impressi dall’interazione tra innovazione tecnologica, design e comunicazione. Ma, in generale, ogni spazio di relazione si candida a essere ripensato, riprogettato in una visione antropocentrica.
Una visione ben espressa dal qualificato parterre di relatori che hanno portato in occasione del convegno “D&R Design & Retail”, organizzato nella sede Assodel di Milano Lambrate tenutosi lo scorso 19 Aprile.
SPAZI SMART ED EMOZIONALI, IL VALORE DEL DESIGN THINKING
La scelta del contesto non può essere più azzeccata: nel cuore del Fuorisalone e della Milano Design Week, la sede ospitante è parte del distretto del Lambrate Design District.
A introdurre i lavori è il direttore generale di Tecno, Elena Baronchelli, che prefigura gli scenari che già stiamo vivendo: «oggi siamo ancora legati alla necessità di spazi correlati a una finalità di efficienza energetica. Ma in futuro si andrà ben oltre, verso la soddisfazione delle esigenze delle persone che vivono gli spazi, ancor più se pensiamo ai millennials o ai nativi digitali, abituati già oggi a fruirne in modo completamente diverso. Da qui si aprono opportunità incredibili, nella direzione della smartness, in primis per il mercato real estate e si schiudono nuove prospettive per i progettisti».
In tutta questa evoluzione il design rinnova la sua forza creativa, offrendo nuovi stimoli e nuovi modi di pensare. Da qui il termine Design Thinking, un processo strutturato che fa sia da legame tra tutte le figure che partecipano al progetto che da garante del risultato finale rispetto alla visione iniziale. Ed è importante sviluppare questa visione di insieme, questo ecosistema virtuoso, che comprende sì il designer, l’architetto, ma anche il system integrator e altre figure che possono arricchire il processo di crescita di un’idea.
IL RUOLO DELLA LUCE NELLO SMART RETAIL
A partire da vari punti cardine, per esempio la luce, fondamentale elemento di coesione tra architettura, arte e design. Lo ha spiegato bene Marco Frascarolo, docente universitario, Lighting designer di fama internazionale con Fabertechnica autore tra l’altro di Casa Italia, in Brasile, in occasione delle Olimpiadi di Rio: un progetto corale insieme ai progettisti e gli interior designer. «Ho lavorato in collaborazione con gli interior designer nelle aree funzionali, in cui servivano determinate prestazioni, evitando un’eccessiva spettacolarizzazione della luce, a vantaggio della valorizzazione delle opere d’arte e design».
È lui a introdurre il concetto d’illuminazione dinamica e a evidenziare la necessità di operare all’interno di un network collaborativo: «La luce non è più un “punto esclamativo”, ma un elemento immersivo», rivolgendosi proprio all’ambito retail. Si fa così strada il concetto che vede l’illuminazione del punto vendita «in grado di imprimere una svolta nell’esperienza di acquisto».
Ed è qui, nella sperimentazione virtuosa della luce, che entra in gioco la sua combinazione con il multimediale: Walter Lutzu, vice presidente AILD, racconta così come essa sia in grado di esaltare il suo valore e il suo ruolo di autentica protagonista nel disegnare gli spazi, nel rendersi trait d’union tra l’elemento architetturale e l’entertainment: «oggi è possibile trasformare un ambiente con la luce», sottolinea, portando come esempio il nuovo centro Dolce & Gabbana di Tokyo, per far comprendere chiaramente il processo di spettacolarizzazione che ha come oggetto l’ambito retail, ripensandolo come una sorta di palcoscenico in cui il cliente è l’attore, che può vivere emozioni suscitate anche grazie alla luce.
Così attraverso l’uso sapiente di tecnologie, questo processo offre la possibilità di gestire scenari, di stimolare la curiosità verso un determinato articolo, di cambiare con maggiore facilità un allestimento. Si aprono così le porte a un vero e proprio “negozio fluido”, in cui diventa cruciale la conoscenza della luce e della tecnologia.
IOT, LI-FI, HI-TECH E NECESSITÀ DI CREARE UN ECOSISTEMA DI COMPETENZE
Frontiera tecnologica di grandi prospettive appare il Li-Fi, ovvero la Lighting Fidelity, «primo passo per divenire punto di riferimento nodale all’interno di un network di relazione, ovvero connettere i sentimenti della vita al mondo digitale, associare le emozioni alle risposte tecnologiche». A esprimere il concetto è Francesco Paolo Russo, Founder e CEO della startup italiana To Be, tra le avanguardie assolute a livello mondiale a proporre il nuovo standard che vede la luce come strumento per portare informazioni.
Certamente oggi, l’interconnessione tra luce e tecnologia si fa sempre più stretta, anche grazie alle soluzioni già in campo e al ruolo che può giocare l’Internet of Things. Un esempio certamente significativo è quello portato da Giovanni Marafelli, VP Worldwide Sales di Xicato, realtà californiana di rilevanza mondiale nel ridefinire il futuro delle sorgenti luminose. «Due anni fa ci si è resi conto che non era sufficiente produrre LED, pur di ottima qualità e resa, per rimanere nel mondo dell’illuminazione. Da lì abbiamo lanciato un motto, ancor oggi valido: Internet of Lights. Partendo dal fatto che tutti noi viviamo vicino a una sorgente luminosa, se ogni punto luce permettesse lo scambio di dati si aprirebbe la possibilità di interconnessione tra gli oggetti, che comunicano in modo reciproco».
Da qui Xicato è arrivata a proporre Galaxy, una soluzione wireless network basata su un open standard Bluetooth, decentralizzata, “intelligente”, sicura, scalabile e interoperabile. Anche Marafelli evidenzia l’importanza non solo delle tecnologie, ma dell’interazione tra professionisti in grado di esaltare le soluzioni per trasformarle in servizi e per suscitare emozioni in chi le vive.
Ed è qui che entra in gioco Assodel, che propone non solo la possibilità di vedere espressi ancor più pienamente esempi e nuovi paradigmi attraverso ILLUMINOTRONICA (BolognaFiere, 29 novembre – 1 dicembre), ma anche di rafforzare il concetto di ecosistema, ovvero di interazione non solo tecnologica ma professionale degli attori protagonisti in un mercato che, come abbiamo visto, sta affrontando nuove sfide e nuovi cambiamenti.