Shopville Gran Reno, la novità a Bologna dell’estate 2022 ovvero Global VS Local

Shopville Gran Reno la novità a Bologna dell’estate 2022 ovvero Global VS Local

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Fortunatamente e nonostante tutto in questo autunno il mondo del retail è ancora e sempre in fermento. Investimenti, progetti ed innovazione sono un tema chiave nel nostro settore e noi di XT siamo sempre attenti a seguire le novità e gli aggiornamenti.

Shopville Gran Reno la novità a Bologna dell’estate 2022 ovvero Global VS Local

Il nuovo Shopville Gran Reno

Non per meriti ma pura casualità, trovandoci noi nella città di Bologna abbiamo registrato ed osservato la novità retail dell’estate 2022. L’apertura a luglio del nuovo Shopville Gran Reno era un evento già atteso da qualche mese da parte degli addetti ai lavori. Alcuni nostri clienti, tra cui ad esempio Bialetti e Guess, erano in ballo con il refurbishment dei propri punti vendita già dalla fine del 2021.

Abbiamo visitato il nuovo centro commerciale e già dobbiamo notare come sia stata una operazione architettonica di alto livello con un inserimento nel contesto urbano interessante. Noi, che non siamo proprio più giovanissimi, forse ancora consideriamo i centri commerciali un po’ come non-luoghi, secondo la definizione che ne ha dato Marc Augè, ovvero di quello spazio di transito alienante che si contrappone al “luogo” antropizzato. Autostrade, camere d’albergo, aeroporti e centri commerciali rientrano tutti nella categoria dei non-luoghi.

Shopville Gran Reno la novità a Bologna dell’estate 2022 ovvero Global VS Local

Questi spazi pubblici sono caratterizzati dalla loro caducità e mancanza di specificità, prodotti diretti del capitalismo globale. Questi non-luoghi sono caratterizzati dalle “tre figure dell’eccesso: la sovrabbondanza di eventi, la sovrabbondanza spaziale e l’individualizzazione dei riferimenti”. 

Negli ultimi 30 anni si è cercato, a livello architettonico e sociologico, di superare il concetto di non-luogo creando contenuti e relazioni all’interno di questi nuovi spazi di aggregazione, facendo in modo che si crei una esperienza diretta e personale positiva e che questi spazi possano essere percepiti come nuovi luoghi di aggregazione.  Questo è proprio l’intento che il nuovo centro commerciale Shopville Gran Reno si propone: diventare un nuovo polo aggregativo sia per il quartiere che per la città.

Il collegamento ai servizi è fondamentale, come sempre.

Un ponte pedonale collega il centro commerciale con la stazione di Casalecchio Palasport e con una estensione del parcheggio clienti, oltre alla precedente area di parcheggio che è stata rinnovata ed ampliata. L’impatto esterno, quindi, risulta innovativo e più accattivante, anche con l’aggiunta di pareti verticali verdi.  

Shopville Gran Reno la novità a Bologna dell’estate 2022 ovvero Global VS Local

L’interno del centro è stato ampliato e i nuovi spazi sono dotati di ampi lucernari che rendono l’atmosfera diafana e molto luminosa. Ai due precedenti livelli di negozi è stato aggiunto un terzo dedicato al food, con diversi concept, alcuni più conosciuti come Mc Donald e KFC, ed altri nuovi ed interessanti quali White Bakery, la ristorazione in stile America anni ’50, già presente in alcune città del centro Italia, o l’immancabile Pokè House, ormai presenza imprescindibile in qualsiasi proposta food.  

La grossa novità, fondamentale per i teenagers bolognesi, è l’apertura di Primark,  presente con circa 4.300 metri quadrati di superficie commerciale e la nuova proposta di capi provenienti da materiali riciclati.

La nostra opinione da osservatori del retail è quella che inevitabilmente stiamo registrando una trasformazione dei centri commerciali.  Sono stati scritti fiumi di parole sul cambiamento dei consumi, sia prima della pandemia che ovviamente dopo il lockdown, ed inevitabilmente il retail ha dovuto adeguarsi a questo cambiamento.  La forza del retail e la sua principale superiorità rispetto all’ascesa dell’e-commerce, consiste nella qualità dell’esperienza d’acquisto.

Shopville Gran Reno la novità a Bologna dell’estate 2022 ovvero Global VS Local

Abbiamo trattato questo argomento in precedenti articoli e questo spiega l’ascesa del retailtainment, ma sarebbe un errore pensare che i centri commerciali debbano puntare solo sulla costruzione di cinema multisala o attività sportive. L’esperienza d’acquisto viene implementata nei centri commerciali attraverso accorgimenti che ne eliminano gli aspetti più fastidiosi e che la rendono più piacevole, meno stressante e più conveniente.

Un esempio può essere dato dai servizi di assistenza al parcheggio (non a caso, chi preferisce l’online cita spesso la difficoltà di parcheggiare tra gli svantaggi dell’acquisto instore), oltre a questo ad esempio nell’outlet di Serravalle Scrivia esiste un servizio di lavaggio auto.  Molti clienti dei centri commerciali apprezzano i pop-up store, dato che conferiscono un elemento di sorpresa e varietà all’acquisto. Sapere che, visitando un centro commerciale, ci si potrà trovare davanti un negozio o uno spazio che non si era mai visto prima e che sarà disponibile solo per un tempo limitato è sempre un invito all’azione e uno stimolo alla curiosità.

Vogliamo però osservare il punto di vista dei clienti e soprattutto di chi è nato e cresciuto a Bologna, in cui esiste una dinamica commerciale che ha alcune peculiarità specifiche all’interno di una realtà retail estremamente globalizzata, anche confrontandola con altre situazioni urbane simili. Se pensate che la città di Brescia è arrivata ad una media altissima di superficie commerciale (circa 2 mq per abitante della provincia), Bologna ancora vive una situazione ibrida particolarmente interessante. Il centro storico della città risulta ancora molto vivo e frequentato dal punto di vista commerciale, grazie anche all’incremento del turismo negli ultimi 10-15 anni. Sono ancora presenti, in vie commerciali principali e secondarie, alcune piccole realtà retail private e al di fuori delle grandi catene internazionali di punti vendita. Negozi e botteghe storiche che ancora sopravvivono grazie agli acquisti di prossimità, ma soprattutto grazie alla vendita assistita che ancora riescono a garantire ai propri clienti.

Conosciamo diverse realtà commerciali ed abbiamo voluto condividere le nostre osservazioni con Lucia Guidetti, titolare del negozio GINETTE, famosa realtà commerciale in pieno centro storico di Bologna, proprio di fianco la chiesa di San Petronio.

Lucia, raccontaci un po’ la storia del tuo punto vendita e della vostra attività.

Il mio negozio nasce  il 07/09/1991, aiutata da mia mamma,  già imprenditore, che mi concede di rischiare nel campo dell’ abbigliamento femminile. Tutto questo è nato dalla mia fortissima  passione per la moda fin da quando ero al liceo e da una famiglia che ci ha sempre tenuto al modo di vestirsi. Ho aperto GINETTE, lanciandomi su un genere un pò nuovo, uno stile pulito nei tagli, nei colori e negli accessori, ma con qualcosa di estroverso, mantenendo  la raffinatezza. Ho vissuto un difficilissimo, ma straordinario percorso di lavoro:  ho ricevuto tantissime porte in faccia dai grandi della moda,ma non ho mollato.

negozio GINETTE Bologna
GINETTE Bologna

Ho vissuto il momento magico della moda, dove le sfilate erano blindate se non eri invitato nominalmente e dove oltre a lavorare, la moda offriva party di ogni genere con celebrità e modelle che ancora adesso sono delle icone, imparagonabile al mondo  di oggi che vive prettamente sui  social e non vive la realtà del momento. La  globalizzazione  ha omologato  tutto, ma per fortuna la qualità del prodotto e la professionalità viene ancora riconosciuta nel nostro settore, anche se, togliendo l’effetto sorpresa, c’è sempre meno curiosità e meno  voglia d’ interpretare la moda con la propria personalità. 

Nel 2015 ho iniziato una collaborazione con Vasco Rossi, disegnando e facendo produrre ad aziende con cui lavoro stabilmente i giubbotti e le cinture indossati dall’artista durante i suoi concerti, grazie all’amicizia con sua moglie Laura, con cui sono sempre in affiancamento per ogni creazione.
(Soddisfazione massima il concerto di Modena-Park nel 2017 con un pubblico di 220.000 persone). Negli anni mi sono dedicata ad una clientela esigente, ma che con il tempo è risultata fedele, rendendo GINETTE un negozio in cui è stato possibile creare un rapporto di fiducia e complicità in cui si può avere a disposizione una “personal shopper”.
Per sopravvivere nel mercato bisogna tenere conto di tanti fattori come il gusto della clientela,  selezionare taglie e colori vendibili ed anche valutare il momento storico economico che crea il contesto della vendita. In più, ogni sei mesi, l’investimento torna ad essere totale: sempre con un punto interrogativo sulle vendite  poiché la merce che compri è in conto acquisto e le rimanenze non sono più recuperabili o vendibili per il loro valore reale. Questa è la grandissima differenza rispetto a negozi con merceologie differenti (gioielli, profumeria , casalinghi ecc) che possono solo integrare il prodotto con un investimento parziale, motivo per cui stanno sparendo tutte le cosiddette “botteghe storiche” di abbigliamento. 

In qualità di imprenditrice nel settore retail, cosa pensi e qual è la tua idea della offerta commerciale che la città di Bologna propone come negozi, sia in centro che nei centri commerciali?

A Bologna il mercato, come tutte le altre città, si è massificato ed i centri commerciali, dopo un boom negli anni 2000, stanno perdendo il loro volume di affari per quanto riguarda l’ abbigliamento, ma guadagnano alla grande con la distribuzione alimentare o articoli di livello basso. In fin dei conti è tutta questione di posizionamento: noi di GINETTE abbiamo creduto e ci siamo posizionati in una fetta di mercato di alto livello, che tiene in considerazione la qualità ma non solo. Il servizio al cliente ci differenzia e mantiene ancora attivi in una città tanto differenziata dal punto di vista commerciale.

Hai visitato o hai sentito qualcosa sulla apertura del nuovo Shopville Gran Reno a Casalecchio? Cosa ne pensi di questi nuovi format di centri commerciali?

Lo spostamento della produzione di grandi brand e anche di prodotto “noname” nei paesi  orientali o in quelli in cui la manodopera è a basso costo, ha affondato il prestigio del mercato italiano, riempendo i centri storici e centri commerciali solo di grandi catene, facendo perdere quella identità commerciale che negli anni passati legava le città a prodotti tipici o anche solo a sorprendere i consumatori con prodotti esclusivamente locali. Oltre all’appiattimento delle città vediamo lo stesso fenomeno nelle persone, nella moda stessa. Amo il mio lavoro, e quando vedo le mie clienti indossare con soddisfazione capi acquistati nel mio negozio mi ritorna la forza di lottare contro queste potenze multinazionali; pongo il valore del mio lavoro al centro e cerco di guardare avanti, perché sono convinta che i rapporti interpersonali siano fondamentali per ogni individuo e per ogni attività.

Ringraziamo Lucia per aver ampliato il nostro punto di vista avendo anche lo spaccato della realtà commerciale che è comune nei centri storici. Possiamo solo aggiungere che condividiamo con lei l’auspicio che il product mix delle nostre città rimanga intatto, a beneficio delle necessità diverse del cliente finale.

Simona Fiore XT Retail srl

by AN shopfitting magazine no.171 ©