Mangiare è come fare shopping.

mondo della ristorazione e del food

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In questo articolo ci addentreremo in un tema che crediamo essere interessante per molti di voi.

A chi non interessa il mondo del food?

Quanti di noi amano sperimentare nuovi cibi e nuove realtà nella ristorazione?

Soprattutto quanti di noi ormai non riescono a fare a meno della serata con gli amici al ristorante o in trattoria?

food e shopping

Dall’avvento dei reality e dalla esponenziale diffusione dei social il mondo della ristorazione e del food ormai sta toccando dei livelli simili a quelle dello shopping tradizionale.

La ricerca della novità, la voglia di sperimentare ed il desiderio (soprattutto dopo la pandemia) di divertimento ed evasione fanno ormai parte della nostra quotidianità.

Se ci pensate bene oggi l’offerta nel settore della ristorazione è veramente molto ampia con la possibilità di scegliere tra cibi asiatici, locali, sudamericani e ovviamente i fast food. Non è poi così semplice, sembra paradossale, scegliere quindi dove recarsi; tuttavia, non c’è dubbio che in ognuno di noi prevalga a volte il concetto della fidelizzazione.

mondo della ristorazione e del food

Per le più importanti “merceologie” si possono oggi contare 4 o 5 catene diverse che propongono lo stesso tipo di prodotto, pensate per esempio al mondo degli hamburger o a quelli della pizza. Quante insegne vi vengono in mente anche soltanto per queste due categorie?

Un mercato estremamente competitivo

Il mercato quindi per gli operatori di questo settore è diventato estremamente competitivo a fronte anche di un’esigenza e un’aspettativa da parte del consumatore finale decisamente più alta rispetto al passato.

Forse perché i reality ne hanno aumentato la sensibilità, o forse perché in generale il consumatore italiano è molto esigente, è diventato molto difficile per gli operatori del settore riuscire ad offrire un’esperienza senza che ciò comporti un giudizio, a volte anche molto severo.

Al fine di scrivere questo articolo con cognizione di causa ci siamo quindi recati nell’area food del centro commerciale di Casalecchio che è stato recentemente ristrutturato e che ha ampliato l’offerta.

Il dato più interessante è stato che in un modesto e semplice mercoledì di metà settimana di un afoso settembre già alle ore 12:00 tutta l’area food era quasi completamente coperta da clienti, questo a dimostrazione che non solo il centro commerciale funziona, ma che le persone hanno ormai automatizzato il concetto di fare la pausa pranzo (considerato anche il poco tempo a disposizione) al centro commerciale.

Oltre a questo, appare evidente al cliente che l’offerta è molto ampia e può toccare una ristorazione fast food ma anche qualche cosa che più si avvicina alla ristorazione tradizionale.

ristorazione e shopping

A questo punto sorge in modo abbastanza naturale porsi alcuni quesiti, tra i quali a nostro parere emerge la questione più interessante.

Ovvero:

C’è ancora spazio per qualche novità in questo settore?

L’aumento dei prezzi in generale e conseguentemente anche nella ristorazione influenzerà i comportamenti di consumo dei clienti?

Ed infine, oltre all’esperienza del cibo i clienti stanno ricevendo un servizio adeguato da parte del personale dei vari punti vendita?

Per poter dare una risposta ai vari quesiti abbiamo pensato di coinvolgere una persona che da diversi anni si occupa di questo settore e che dirige una rivista, RETAIL & FOOD, che da anni è il punto di riferimento per questo mercato. Stiamo parlando di Andrea Aiello il quale in maniera molto lucida ci ha fornito un quadro della situazione ad oggi.

Andrea Aiello
Andrea Aiello

“Ovviamente il mio ruolo mi impone una posizione super partes, ma posso sicuramente affermare che oggi esiste lo spazio per nuove realtà e nuovi sviluppi, ma vanno bene anche le catene storiche; un esempio su tutti è LA PIADINERIA che, a mio parere, è un concept che ha trovato veramente una seconda vita.

Questo, sia perché hanno cominciato da tempo un piano di aperture molto forte, ma anche perché hanno fatto una buonissima attività di innovazione prodotto; hanno messo in atto una strategia con la quale cambiano stagionalmente le offerte legate ad occasioni.

Mi riallaccio alle tue considerazioni sul centro commerciale Casalecchio e che rispecchiano tutto il settore: non basta soltanto la gradevolezza del punto vendita o l’interesse che può suscitare un menù, è importante la relazione con chi nel punto vendita lavora tutti i giorni. E questo è il punto dolente; in questo momento non sappiamo attrarre, intrattenere e relazionare correttamente con i clienti. Spesso troviamo locali bellissimi e menù appetitosi, ma se chi sta in cucina o in sala non da il massimo, l’esperienza per il cliente può risultare penalizzata, per cui il settore deve ritrovare un po’ di equilibrio fra il conto economico e la gestione del personale. Molto è legato al fattore economico: gli addetti del settore food hanno dei compensi attestati sulla fascia bassa e questo è un dato di fatto.

Il secondo tema che sta impattando in modo molto forte sulla disponibilità di risorse per i punti vendita sono i turni e in particolar modo i weekend lavorativi. La generazione Z, ormai giovani adulti, che solitamente costituiva il bacino naturale a cui andare ad attingere per inserire risorse nei punti vendita, non sembra più disposta a rinunciare a determinati momenti della giornata o del fine settimana. Certo è che i ragazzi non hanno più voglia di lavorare per pochi soldi e con queste tempistiche. So che alcune aziende del settore stanno studiando soluzioni che possano gestire i turni in modo diverso e più equilibrato.

Come si risolverà questa situazione  sinceramente non lo so, però o aumentano gli stipendi o migliorano i turni, oppure ci si rivolge a una fascia di operatori diversa, che può essere quella dei giovani immigrati che pressano le nostre porte alla ricerca di lavoro. Con una buona formazione potrebbero entrare in questi servizi. Se ne vedono già,ma sicuramente sono sotto quota, perché probabilmente le aziende hanno ancora timore di mettere in prima linea; cioè dietro il banco, persone che provengono dall’Asia o dall’Africa.

ristorazione e shopping

Per rispondere inoltre alla tua domanda su cosa c’è di nuovo nel settore posso dirti quanto segue: noi di RETAIL & FOOD abbiamo tenuto a maggio la 5° edizione del premio per le migliori catene food. Abbiamo avuto un numero di candidature che ci ha sbalordito: 116 format, e tanti operatori esperti nel settore ci dicevano che non erano consapevoli ci fossero 116 catene attive a livello nazionale.

A questo evento ne abbiamo viste veramente di tutti colori, ma in senso positivo, perché c’erano tanti format diversi e stimolanti. Abbiamo visto innanzitutto una vivacità che testimonia comunque una passione per questo mondo che è ancora assolutamente presente e direi crescente.

Dall’altra parte è evidente la maturità di questo settore, che ormai comincia ad avere dei grossi Gruppi nazionali in grado di produrre una presenza capillare sul territorio su molti canali e, allo stesso tempo anche di assorbire nel proprio portafoglio sia marchi propri che marchi in franchising .

Intercettare le tendenze

Poi ci sono coloro che invece sono bravissimi a intercettare le mode prima che diventino mode, anticipandole. Sono quelli che creano, perché magari sono stati a pranzo in California o in Thailandia durante le vacanze. Molte attività nascono così, andando a visitare paesi all’estero e portando in Italia una nuova cultura o adattandola ai nostri gusti.

Infine, mi chiedi se c’è ancora spazio a delle novità o se il mercato è saturo. Lo spazio c’è sicuramente, le statistiche lo dicono senza dubbi. L’Italia  è un paese in cui l’impatto della presenza delle catene di ristorazione è percentualmente più basso rispetto a paesi come possono essere Spagna, Francia, UK e Germania.

Questo perché noi abbiamo la tradizione, una storia in ambito gastronomico che fa sì che le ricette “della nonna”, quelle della trattoria del paese o infine quella della sagra permangano.Il fascino per questo mondo c’è, resiste e anzi, vedendo la crescita del numero di sagre, è in forte ascesa. Quindi, confortato dai numeri, posso affermare che la quota è destinata a crescere. Lo vediamo già in tante nostre città nelle quali chiudono punti vendita tradizionali mentre aprono punti vendita di catene”.

A cura di Paolo ZanardiXT Retail

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