A cura di Paolo Zanardi, XT srl
Carissimi lettori,
da sempre la nostra azienda si occupa di formazione per tutte le tematiche legate alla gestione di una rete di negozi. Sviluppiamo iter formativi per dare tutte le informazioni e gli strumenti necessari alle giovani generazioni, ma anche ai veterani, affinché rimangano al passo coi tempi e possano avere sempre nuovi input al fine di offrire il miglior servizio possibile al cliente finale.
Il mercato della formazione in Italia, legato al settore retail in cui abbiamo quasi trent’anni di esperienza, offre un panorama molto ampio, sia come offerta di contenuti sia come profili di docenti molto qualificati.
Dal 2018 inoltre si è molto diffusa anche la modalità di formazione in remoto responsabilizzando di più i partecipanti in smart working e offrendo un’opportunità in più alle aziende.
Prima di entrare nel dettaglio di quello che oggi è il panorama generale e specifico del mondo della formazione nel retail, voglio condividere con voi, ahimè senza possibilità di confronto, un pensiero generale che in un certo senso va a incidere anche sull’argomento di questo numero di AN.
Ovvero siamo sicuri che tutti gli sforzi che vengono fatti dalle aziende e dagli enti formativi vengano raccolti e sfruttati nel migliore dei modi degli utenti finali?
Mi riferisco al fatto che non sono rari i casi in cui i progetti formativi risultino essere a volte un alibi per giustificare un approccio da parte degli utenti non sempre corretto.
Faccio un passo indietro.
Negli ultimi anni, a mio modo di vedere, stiamo assistendo sempre di più al diffondersi di una mentalità “perdente“ che io identifico nella generazione dei “poverini“.
Mi riferisco ad un approccio sempre più frequente di giustificare continuamente le nuove generazioni che, apparentemente meno fortunate, devono essere sempre sostenute perché in qualche modo la sorte non li ha assistiti come avrebbero voluto.
Faccio alcuni esempi per spiegare ancora meglio:
“.… Eh, ma poverino non aveva la possibilità di …”
“… Poverina, è stata un po’ sfortunata perché ha avuto … “.
“…Che peccato, perché sarebbe anche una brava persona però sai poverina le è successo che…”.
Le aziende del retail, nonostante la pandemia, lamentano la penuria di profili che abbiano voglia di lavorare in negozio, di ragazzi disposti a sacrifici.
Il reddito di cittadinanza ha una responsabilità pesantissima su questo tema perché la risposta più frequente che gli HR manager si sentono dire è: “tra prendere 800,00 € stando a casa e 1.000,00 € lavorando (anche sabato e domenica), preferisco stare a casa”.Questi sono solo alcuni esempi che sicuramente molti di voi avranno sentito dire.
Tuttavia ho la sensazione che questa mentalità si stia diffondendo, creando così nuove generazioni di ragazzi che vivono nella cultura dell’alibi e si aspettano spesso che siano altri a sostenerli, a giustificarli e a comprenderli, nell’attesa che qualcosa gli sia dato.
Si sta un po’ perdendo il concetto del: PRIMA DIMOSTRI E POI OTTIENI.
Gli aiuti, la comprensione e la giustificazione sono tutti elementi che indeboliscono il soggetto che invece deve trovare al proprio interno le risorse per crearsi un percorso.
È sempre più frequente durante i nostri corsi di formazione imbattersi in profili, specialmente nelle nuove generazioni, che danno per scontata la formazione che l’azienda fornisce loro; ma soprattutto che una volta ricevuta la stessa non si pongono l’obiettivo di sfruttare al meglio questa opportunità.
Le aziende oggi faticano non poco a trovare persone che siano disposte a fare sacrifici per poter avere o mantenere un posto di lavoro nel retail.
Sempre più spesso è facile imbattersi in persone che non vogliono lavorare il sabato e/o la domenica, che siano disposti a fare i turni o, per le posizioni di maggiore responsabilità, disponibili a trasferirsi in un’altra città.
A questo punto io mi chiedo, e chiedo sempre ai presenti durante i miei corsi di formazione: ” … a cosa serve fare formazione se voi per primi non investite in una professione le cui caratteristiche principali sono la disponibilità degli orari, la capacità di essere dinamici e soprattutto la volontà di mettersi al servizio del consumatore?”.
E anche:
“… a cosa serve stare in aula o su un punto vendita a fare formazione se poi non siete in grado di mettere in atto ciò che viene chiesto dall’azienda?”.
Lavorare nel retail oggi vuol dire avere una preparazione teorica e pratica come in tutte le professioni, e come in tutte le professioni bisogna studiare.
Non sono più i tempi dove basta essere spigliati o appassionati di un prodotto. Chi lavora in negozio oggi deve avere qualità umane ma deve applicarsi studiando degli argomenti specifici.
Lavorare in negozio o gestire un punto vendita nel 2022 vuol dire avere nozioni di marketing, social media, vendita, gestione del personale, capacità organizzative e tanto altro.
Per fare questo ci vuole metodo e per avere metodo è necessario studiare.
La cosa più preoccupante tra la nuova generazione è il diffondersi della corrente di pensiero identificata con l’acronimo YOLO (You Only Live Once), ovvero si vive una volta sola… penso a godermela perché domani chissà…
Questo approccio alla vita, peraltro a mio modo di vedere figlio anche dei social e di una TV spazzatura, si basa su personaggi e soggetti apparentemente vincenti, che non andrebbero presi come esempio dai giovani ma che le nuove generazioni vedono come punto di riferimento: sono quelli che hanno “svoltato”.
YOLO non è solo un acronimo ma una vera e propria filosofia di vita. Insegna a vivere al meglio ogni giorno perché abbiamo una sola vita (You Only Live Once).
Non è altro che la versione “aggiornata” della storica locuzione latina “Carpe Diem” tratta dalle Odi del poeta latino Orazio, il cui significato è traducibile in “cogli il giorno” oppure “cogli l’attimo”. Il Carpe Diem viene di norma citato in questa forma abbreviata, anche se sarebbe opportuno completarla con il seguito del verso oraziano: “quam minimum credula postero” (“confidando il meno possibile nel domani”).
La frase e l’acronimo YOLO sono entrambi utilizzati nella cultura giovanile, nel gergo di internet e nella musica.
Grande popolarità gli è stata data, nel 2011, dalla canzone The Motto del rapper canadese Drake. Successivamente è divenuta popolare anche grazie al famoso cantante Zayn, ex membro della boy band One Direction, il quale la pronunciò durante una delle sue interviste. Lenni Kim, cantante canadese, ha intitolato YOLO un brano facente parte del suo album Les Autres.
Tutto questo contribuisce in maniera importante nel far credere alle giovani generazioni che non ha senso impegnarsi più di tanto, o sacrificare determinati piaceri, perché domani non si sa cosa accadrà.
Ecco quindi l’argomento che forse dovrebbe essere il focus di ogni corso di formazione, indipendentemente dalla materia che si tratta:
L’IMPORTANZA DI AVERE OBIETTIVI, RISCOPRIRE LA PASSIONE PER QUALCOSA E APPREZZARE IL SACRIFCIO PER IL RAGGIUNGIMENTO DI UNO SCOPO.
Prima ancora di parlare di metodologia di lavoro, di tecniche di vendita e di visual merchandising, bisognerebbe fare un corso di formazione che richiami le persone al senso del dovere, alla capacità di apprezzare ciò che si ha e soprattutto alla voglia di costruire qualcosa che non abbia un risultato nell’immediato, trovando la pazienza di costruire una carriera nel tempo.
Nelle fasi iniziali dei miei corsi chiedo sempre di farsi un esame di coscienza, ovvero:
“Siamo sicuri che abbiamo interesse per questo nostro lavoro?”
“Siamo altrettanto certi che ci interessa l’ambito professionale nel quale operiamo?”
“E soprattutto abbiamo veramente a cuore il nostro cliente?”
Senza questi presupposti, a volte provocatoriamente, mi rivolgo a loro dicendo:
“… chi non è convinto di queste premesse è meglio che abbandoni l’aula”.
Solo attraverso un momento di autocritica ed analisi dei propri reali desideri è possibile iniziare un percorso formativo. La formazione non va data per scontata ma va apprezzata.
In conclusione, in un mercato competitivo come quello del retail la formazione è sicuramente una delle armi fondamentali per mantenere alto il livello delle performance, tuttavia, se questa non viene assimilata e sfruttata, si rischia di perderne gli effetti positivi in poco tempo vanificando risorse economiche e tempo.
by AN shopfitting magazine no.168 ©